mercoledì 30 marzo 2016

Ottime sensazioni.

Eccoci qua.

Dopo aver passato il week-end pasquale tra i parenti e gli amici (abbiamo anche battezzato la bimba), il mio pensiero torna alla mia American IPA.

Ieri sera mi son messo a travasarla. Premetto che le premesse non erano proprio delle migliori. In sede di produzione dovetti eliminare circa un litro/un litro e mezzo di acqua dalla pentola in quanto acqua+grani non ci stavano e trabordavano.
Teoricamente, per mantenere gli stessi valori di IBU e AA avrei dovuto eliminare parte dei grani, ma essendomene accorto in sede di aggiunta dei malti alla pentola non sono riuscito a fare calcoli, quindi mi son detto "butto tutto dentro e via... mal che vada sarà una brodaglia mega-alcoolica e mega-amara" (ovviamente, da bravo menefreghista, una volta iniziato il danno non mi sono frenato e anche come luppoli ho inserito la stessa quantità della ricetta originale... o la va o la spacca).

La curiosità era quindi tanta per capire se il danno fatto fosse grosso o contenuto (e se l'hop-rocket utilizzato per la luppolatura da 0 minuti fosse servito a qualcosa oppure no visto che ci ho buttato un sacco di soldi).

Non penso ci sia un'aggettivo per descrivere la mia sorpresa nel momento dell'assaggio... giuro che se in birreria mi servissero una pinta di quella birra, con solo una settimana di fermentazione alle spalle e senza gasatura e senza luppolatura in dry-hop... ne rimarrei entusiasta.

Aroma molto pronunciato (il Cascade si sente bene bene bene), amaro praticamente perfetto per i miei gusti (sicuramente troppo per i gusti di altri miei conoscenti), ma è un amaro diverso dal solito... sicuramente in questo incide la modifica delle caratteristiche dell'acqua, che per la prima volta ho effettuato si di una birra di questo genere (l'avevo già fatto per 2 lager qualche mese fa, ma per le birre luppolate ancora no).

Che dire... spero di non aver rovinato tutto con la massiccia aggiunta di luppolo in dry-hop... spero che questa ottima sensazione non svanisca con la prossima settimana di fermentazione e... non vedo l'ora di stappare la prima bottiglia di questa brodaglia amara.

giovedì 24 marzo 2016

E dopo le etichette... Le capsule !!!

Dopo il post sulle etichette non puo' mancare quello sulle capsule.

Ho comprato da qualche mese una capsulatrice (si puo' tranquillamente fare a meno di quest'ultima se possedete una pistola tipo phon da elettricista per le fascette termorestringenti), ma non avevo mai avuto modo di provarla come si deve.



Il funzionamento è semplice; è una base con una slitta dove si fa scorrere la bottiglia e si inserisce nel mezzo di uno spazio, dove attorno scorre una resistenza a spirale, che si riscalda (diventa rovente) e dovrebbe consentire un perfetto restringimento della capsula attorno al collo della bottiglia.



A mio parere quest'ultima scalda troppo e spesso mi ritrovo con tagli nella capsula (perchè restringendosi attorno ai "denti" del tappo viene lacerata).



Il risultato è comunque accettabile (dalla foto sotto si nota come si lacera la capsula in certi casi, ho notato che dipende anche dal tipo di collo della bottiglia).



Queste sono le basi... poi con l'esperienza ho capito che alcune bottiglie hanno il collo che si allarga troppo e la capsula non riesce ad adattarsi così com'è. In quel caso o si evita di capsulare, o si taglia la capsula con le forbici alla giusta altezza e poi si applica:

 
Ci sono bottiglie che hanno il collo molto piu' sottile della capsula, quindi quest'ultima non va ad incastrarsi e a restare in posizione mentre si riscalda. In questi casi una volta che si inserisce la bottiglia nel capsulatore, riscaldandosi la capsula scorre verso l'alto e fuoriesce dalla bottiglia. Certe volte si ottiene una capsula con un lungo cappello (inguardabile), altre la capsula cade dal collo della bottiglia sulla resistenza rovente e prende letteralmente fuoco facendo puzza e rischiando di bruciare mezza casa.
Il metodo che ho trovato per evitare questo problema è quello che illustrerò con la foto sotto:


Praticamente quando vado a far scorrere la bottiglia sulla slitta, tengo ferma la capsula con la lama di un cutter facendo pressione. In questo modo la capsula riscaldandosi non tende piu' a fuoriuscire dal collo, ma resta in posizione e si salda alla perfezione. E' un metodo un po artigianale e brigoso, ma fa il suo dovere.

Questo il risultato di birra con capsula ed etichetta.


lunedì 21 marzo 2016

Hop-Rocket - Un razzo pieno di aroma

Eccoci qua.

Come promesso ieri mattina ho brassato una American IPA. Ho ripreso una vecchia ricetta che mi aveva soddisfatto molto come amaro, ma aveva un odore e aroma un po poco marcati, che ho cercato di "pompare" (nel vero senso della parola) con l'Hop-Back, in modo da avere un termine di paragone sulla resa del mio nuovo acquisto.

Questo è l'hop rocket in tutto il suo splendore.
La lunga chiave a farfalla sul fondo serve per serrare la ganascia che tiene chiuso il fondo del "razzo".



Ovviamente il tutto va smontato per essere sanitizzato (ho usato Chemipro Oxi) prima dell'utilizzo.




Si aggiunge poi il luppolo (sembra poco visto così, ma sono 50 grammi di luppolo in coni e una volta che vi passa il mosto si "gonfiano" riempiendo lo spazio vuoto. La ditta produttrice consiglia di non andare mai oltre le 3 Once (82 grammi), ma per il mio litraggio 50 sono già piu' che sufficienti penso.


Qeusto è, per ora, il metodo che ho trovato per fissare l'hop-back al tavolo. Ho utilizzato due morse ai due lati, ma sono "provvisorie" perchè se per caso capita di dare un bello strattone volano via e rilasciano il rocket in maniera pericolosa (durante il passaggio del mosto il rocket è bollente).



Ecco come ho effettuato il montaggio delle tubature (tutte in silicone resistente alle alte temperature), come descritto nel post precedente. Utilizzo una pompa IWAKI per pompare il mosto in uscita dalla pentola nel rocket e, successivamente, nello scambiatore che raffredda (tramite passaggio in controflusso di acqua corrente) e va poi in fermentatore. Non faccio splashare, in quanto poi successivamente ossigeno con una pompa per acquario e ossigenatore in INOX.
Sembra complicato, ma in realtà è solo una perdita di una trentina di minuti in piu' del solito considerando sanitizzazione del rocket e dei tubi e pompa in piu' e la pulizia finale.


Come vi dicevo il luppolo a contatto con il mosto caldo si espande.

La pulizia del rocket è abbastanza agevole. Si smonta in 3 pezzi distinti e sotto l'acqua corrente si eliminano i residui di luppolo.



Il mio parere personale su questo oggetto non puo' che essere positivo. Il prezzo è altissimo, ma la qualità è tanta. Sicuramente come hopback è il migliore che il mercato Homebrewing (europeo) puo' offrire.
Con poca spesa si puo' autocostruire un oggetto simile, ma non mi fidavo di farlo in vetro (deve passarci liquido bollente e lo sbalzo termico potrebbe frantumare il vetro con rischi non indifferenti; in piu' si rischia di perdere litri e litri di mosto).
Autocostruirlo in acciaio non è facile (piu' che altro non è facile trovare un contenitore adatto).
Per sopperire alcuni utilizzano una pentola a pressione in cui fanno i fori per ingresso e uscita del mosto e applicano filtri simil-bazooka. Per la mia quantità di mosto una pentola a pressione, seppur piccola, rimane comunque enorme. Ho optato per la soluzione piu' costosa, ma al contempo piu' sicura.

Non so se per le prossime cotte "non estremamente luppolate" utilizzero' sempre questo sistema (che oltre che infusore per luppolo puo' comunque essere utilizzato come semplice filtro per i residui di bollitura), perchè, come detto, richiede un tempo superiore per sanitizzazione e pulizia.

Vi farò sapere la resa di aroma della birra finita tra un mesetto e mezzo (che è la cosa piu' importante), quindi "stay tuned".


venerdì 18 marzo 2016

Novità - Hop Rocket HopBack, a cosa serve?

Ciao belli,


Innanzitutto inizio col dire che settimana scorsa ho imbottigliato sia la Rauchbier affumicata stile Bamberga (colore perfettamente in stile, odore anche... speriamo bene per il sapore) e la German Pilsner (anche questa colore ottimo, limpidissima, sapore già buono, con un leggero amaro che non guasta ma attendiamo sviluppi nei mesi a venire).

E ora le novità:

da tempo sognavo di implementare un bell'hop-back al mio impianto. Per chi non lo sapesse un Hop-Back è un dispositivo (solitamente in acciaio, ma ce ne sono di autocostruiti con vasetti di vetro o altri materiali), che funge da filtro per il mosto caldo che esce dalla pentola di bollitura e va allo scambiatore a piastre per il rapido raffreddamento prima di finire in fermentatore.




"Hop"-Back... perchè questo filtro può, se si ricerca nella propria birra un aroma di luppolo marcata, essere riempito di luppolo in coni. In questo caso il mosto caldo a 90+ gradi vi passerà attraverso e vi verrà a contatto. Il calore del mosto gli permetterà di estrarre la maggior parte possibile di olio essenziale (che da appunto aroma al mosto) e di trattenerlo.
Il rapido raffreddamento tramite scambiatore permette di non disperdere questo aroma, ma di trattenerlo nel mosto che andrà poi a fermentare.

Come sistema, dicono (devo ancora testarlo) che sia paragonabile ad una grossa quantità di luppolo aggiungo in pentola a 0 minuti. I vantaggi di questo metodo rispetto all'immissione in raffreddamento sono proprio legati al rapido cambio di temperatura del mosto. Come sappiamo, piu' tempo il luppolo resta a contatto con il mosto, piu' si "perde" l'aroma. Con l'aggiunta a 0 minuti si ha un forte aroma nei primi minuti, ma se la serpentina di raffreddamento non è troppo efficiente si perde in fretta questa proprietà, rimanendo solo un ricordo di cio' che poteva essere con un raffreddamento rapido come quello che si effettua tramite scambiatore a piastre.

Altri dicono che un passaggio nell'hopback possa sostituire il dryhop con luppolo in fermentatore. Non ci credo e non lo farò, soprattutto per le APA, che preferisco molto aromatiche.

Il problema di questo tipo di "aggeggio" è principalmente il costo (e la reperibilità qua in Europa; essendo la luppolatura estrema delle birre caratteristica prettamente associabile agli stili americani, è facile capire che questo sistema sia molto diffuso oltreoceano).
Uno dei migliori hop-back commerciali è sicuramente l'Hop-Rocket di Blichmann, che funziona anche da filtro o da infusore per i sistemi con spillatore.
Il problema di questo articolo è il prezzo... non ve lo dico per non farvi spaventare... ma vi assicuro che è alto e bisogna essere veramente tanto appassionati di birre luppolate per poterlo prendere in considerazione.
Io ho fatto la pazzia, l'ho preso e devo dire che la qualità costruttiva è esagerata (forse non giustifica il prezzo, dovuto principalmente all'importazione, ma ci sta).

Alternativa molto piu' economica è costruirselo da soli. In rete si trovano molte guide fatte da HomeBrewers, che spiegano nei dettagli il processo da loro utilizzato per costruirli. Si va da chi prende un barattolo di vetro, fa 2 fori sul coperchio per i 2 tubi di ingresso e uscita del mosto, a chi (ma penso sia un articolo difficilmente trovabile qua "da noi", ma piu' americano) prende barattoli di acciaio con coperchio in vetro e vi applica i due fori, ottenendo qualcosa di piu' simile al Rocket.

Per funzionare "a caduta" avrebbe bisogno di un dislivello di almeno un metro. Visto che non ho la pentola cosi' tanto in alto (e non intendo metterla su di un piedistallo) e che ho già la pompa, che uso per il ricircolo del mosto durante il mash, montata subito sotto il rubinetto, utilizzerò quella.

In pratica lo schema è: PENTOLA - tubo - POMPA - tubo - HOPBACK - tubo - SCAMBIATORE - tubo - FERMENTATORE.

Ho già fatto la prova (con acqua) e il sistema funziona perfettamente. Si apre il rubinetto della pentola, il mosto caldo scende nella pompa, che lo immette nell'hopback. Una volta pieno l'hopback (il connettore di immissione è quello alla base, quello di uscita è quello sulla cima del "rocket") il mosto passa (ancora caldo) nel tubo che lo porta allo scambiatore, dove si raffredda (essendo a contatto in controflusso con l'acqua fredda corrente del rubinetto). Da li va in fermentatore.

Come detto il rapido raffreddamento dovrebbe mantenerne intatte le caratteristiche organolettiche. Quello che è importante è non aprire troppo il rubinetto, per non avere un flusso di mosto troppo veloce, che rischierebbe di non raffreddarsi a dovere per il successivo inoculo del lievito.

Che dire di più?

Se tutto va bene domenica mattina riuscirò finalmente a testarlo e poi posterò i resoconti con tanto di foto, quindi stay tuned.

FINALMENTE SI RICOMINCIA... ALLA GRANDISSIMA!!!